Forme organiche indefinite, fotografate nell’oscurità,
in bilico tra il pesce abissale, il fiore e l’oggetto di design. Lucide e preziose, si mostrano come oggetti di carne sintetica.
Corpi mutanti che non ci danno informazioni sulla propria identità, a quale corpo appartengono o appartenevano, semplicemente si mostrano, illuminati da una piccola luce.
Questi esseri vengono fotografati e riprodotti per essere mostrati al pubblico, come si mostravano le malformazioni congenite nei manuali di teratologia di fine ‘800.
Considero L’atlante della bella mutazione una riflessione 2.0 sull’immaginario medico che avevo iniziato a esplorare nel lavoro Psychosomatische dysmorphie,
il termine “atlante” vuole guardare alla tradizione degli atlanti anatomici, il contenuto però è stato riformulato con l’intento di crearne una variante “d’artista”